La crisi COVID-19 e la Milano che sarà
In
meno di un mese la pandemia di COVID-19 ha cambiato il mondo e ci sta
costringendo ad affrontare, nel complesso, forse la crisi più difficile
dal 1945.
La nostra dinamica città, quella che aveva reagito
orgogliosamente con #milanononsiferma, si è presto resa conto di aver
sbagliato piombando in un silenzio irreale, aspettando, paralizzata e
con ansia, che quell’orgoglio non si fosse tramutato in contagi e poi
decessi. In questa soleggiata primavera, in cui la quiete è interrotta
solo dalle angoscianti sirene delle autoambulanze, chiusi in casa noi
dobbiamo iniziare a guardare al futuro. Cominciando dal presente, da
quello che stiamo vivendo ora.
I MEZZI PUBBLICI
Siamo
realisti: la prima cosa a cui dobbiamo pensare è che l’uso dei mezzi
pubblici subirà un grosso contraccolpo per questa pandemia. Perché?
Perché quando lentamente torneremo ad uscire di casa nei prossimi mesi,
il virus sarà ancora una minaccia fino quando non verrà trovato un
vaccino o una cura. E’ comprensibile che i luoghi affollati ci faranno
paura. Molti saranno ancora vietati o con regole molto stringenti. E uno
di questi luoghi sono i mezzi pubblici. In questi giorni come Genitori Antismog abbiamo criticato ATM, come prima avevamo fatto con Trenord,
per la riduzione delle corse che portava ad aumentare l’affollamento, e
citavamo l’esempio del metrò di Copenaghen che invece aveva
incrementato le corse per garantire un maggior distanziamento fisico fra
le persone.
Leggiamo invece che ATM sta predisponendo un piano per il “dopo”
[1] che consiste nel contingentare gli accessi in modo da evitare
l’affollamento. Ma contingentare non basta: dobbiamo metterci nell’idea
che ATM e Trenord dovranno aumentare la frequenza delle corse anche a
fronte di un calo di passeggeri, proprio per evitare che i passeggeri
siano costretti a contatti ravvicinati. E questo vorrà dire un aumento
dei costi di esercizio, e sappiamo bene cosa voglia dire, avendo noi
difeso la revisione tariffaria di ATM del 2019:
la Regione e lo Stato dovranno ripristinare i trasferimenti a sostegno
del trasporto pubblico che hanno tagliato negli anni [2].