Osserviamo il futuro e prepariamoci

Osserviamo il futuro e prepariamoci

In questi giorni analizzando l’andamento dei decessi in ricerca di qualche segnale positivo stiamo in realtà guardando nel passato, a quello che è successo 14 giorni fa, quando i decessi di oggi erano allora i contagi che stavano avvenendo.

Più volte ho poi messo a confronto l’andamento dell’epidemia in Italia e negli altri paesi europei, ed era clamorosamente identica, seppur sfasata temporalmente. Però quei paesi avevano un ritardo e avrebbero potuto osservare l’Italia come il loro futuro, e non l’hanno fatto, hanno atteso troppo e poi hanno seguito esattamente la stessa curva (tranne qualche eccezione, come la Grecia).

Per non fare ancora lo stesso errore, oggi noi dobbiamo necessariamente guardare al futuro. Perché parliamoci chiaro: i dati finalmente iniziano ad essere positivi, anche se contiamo centinaia di morti al giorno, ma non riusciremo mai a sopprimere del tutto il virus. Non ci sta riuscendo la Cina, e anche in Corea e Giappone la crescita c’è ancora, lineare, ma costante. Il virus sta facendo il giro del mondo, e se anche riuscissimo a sopprimerlo in qualche regione, avremo sempre la spada di Damocle di un’epidemia di ritorno.

Allora vorrei proporvi qui alcune letture che ho trovato interessanti che ci possono aiutare a prepararci a come affrontare il futuro iniziando ad osservarlo laddove è già in atto e facendo diversi scenari.
Avevo già condiviso il video [1] che mostra come a Nanchino stiano vivendo per evitare che il virus si propaghi. Nanchino è una megalopoli da 10 milioni di abitanti, quanto la Lombardia, e ha avuto solo 93 casi ufficiali. E’ difficile immaginare che in Italia o più in generale in Occidente vengano adottate misure così restrittive e che tutti le rispettino. Eppure Nanchino è la nostra sfera di cristallo che ci descrive come potrebbe essere il nostro futuro se volessimo mantenere soppresso il virus.

A Hong Kong ci sono stati più casi rispetto a Nanchino, e dopo il lock-down di quasi due mesi hanno iniziato ad allentare le misure, consentendo la riapertura dei bar e dei locali, ma nel frattempo sono esplosi nuovi focolai e quindi sono tornati in lock-down [2].

“Quello che sta succedendo a Hong Kong è una specie di anticipazione su quello che le previsioni di molti scienziati ed epidemiologi considerano l’esito più probabile della pandemia di COVID-19: questo periodo di quarantena non sarà l’ultimo nemmeno per noi. Una volta che la diffusione dei contagi sarà riportata sotto controllo con le misure restrittive, le limitazioni agli spostamenti e le chiusure, e una volta che i sistemi sanitari nazionali torneranno in grado di poter curare gli ammalati senza collassare, in Italia, in Spagna, in Europa e negli Stati Uniti, i governi nazionali allenteranno gradualmente le misure di contenimento, come successo a Hong Kong, dove pure erano state molte più lievi di quelle adottate in Cina o in Europa. Ma il coronavirus rimarrà in circolazione, seppur molto più limitatamente: ed è più che plausibile immaginare che torni a diffondersi tra la popolazione, con la conseguente necessità di reintrodurre le misure restrittive attualmente in vigore”.

Rimangono in allerta anche Corea e Giappone, che guardando i dati sono i paesi che meglio hanno controllato l’epidemia, ma dove si registrano continuamente nuovi focolai e c’è il timore delle epidemie di ritorno [3]. La Cina due giorni fa ha messo in isolamento 600.000 persone nella provincia dello Henan.

Dario Bressanini ha fatto una lunga e bella disamina [4], dello studio dell’Imperial College London che ha analizzato 3 scenari nel trattare l’epidemia: non fare niente, mitigare, sopprimere. Ora (quasi) tutti i paesi tentano la strada della soppressione, ma come dice Bressanini “una volta arrivati al fondo della curva (ma non dimentichiamoci del carico terribile di morti che ancora purtroppo ci aspetta per arrivare in basso) è bene essere chiari: non si potrà tornare a vivere come prima. Non da subito almeno, in assenza di un vaccino”.
Ma per il vaccino ci potrebbero volere anche 2 anni [5]. Maggiori speranze per il breve/medio termine arrivano dai farmaci antivirali, un bel resoconto di cosa si sta sperimentando in questo momento è stato fatto dall’Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani – ANBI [6].

Ad ogni modo ecco perché allora bisogna prepararsi al futuro. Ne parla con molta consapevolezza il virologo Crisanti [7]: «Se aspettiamo che l’epidemia sia completamente scomparsa e che non ci siano più casi qui si tratta di aspettare almeno altri quattro mesi, se tutto va bene. È chiaro che l’italiano non può permettersi questa cosa qua. Quindi bisogna identificare e capire quale sia il rischio accettabile e come mitigare questo rischio». «Il rischio ha una probabilità ed una intensità. Se riapriamo così com’è, tra un mese, senza fare nulla la probabilità è elevatissima e l’intensità mostruosa, nel senso che si ricomincia da capo». «Siccome l’intensità del rischio non la possiamo modificare, dobbiamo concentrarci sulla probabilità che questo accada». «La probabilità si modifica in tre modi. Primo: aumentando i dispositivi di sicurezza a disposizione delle persone che lavorano e vanno in fabbrica. Secondo, i dati: bisogna avere dati precisi su chi va a lavorare, su chi non va e su chi rimane a casa. Bisogna tracciarla questa gente. Terzo, diagnosi. Bisogna potenziare al massimo la nostra capacità diagnostica sia nel fare i tamponi sia nel fare il dosaggio degli anticorpi».

Ma anche quando avremmo messo in pratica tutto questo, potremmo sempre tornare a dover fare delle chiusure più o meno parziali, a intervalli, nel caso l’epidemia accenni a ripartire incontrollata.

Lo spiega sempre Bressanini citando sempre lo studio dell’Imperial College “La simulazione di Ferguson et al. ipotizza una vita sociale, almeno nei prossimi due anni (nell’ipotesi che il virus non muti verso una forma meno pericolosa) a yo-yo, oscillante. Si rilasciano alcune, o tutte le misure ma si tengono sotto controllo costantemente per esempio il numero di persone in terapia intensiva attribuibili a COVID19. Nel momento in cui si supera un (basso) valore di soglia, allora le misure di emergenza vengono rimesse in piedi, per essere allentate quando si supererà il “nuovo” picco e si raggiungerà una “nuova” linea di base. Ad ogni epidemia avremo un numero sempre maggiore di persone (si spera) immuni. Ma anche di morti purtroppo.”

Il risultato è l’immagine che circola, che allego qui. Peccato che nella simulazione dell’Imperial College i periodi di lock-down siano i 2/3 del tempo… possiamo accettare di stare chiusi in casa 8 mesi all’anno per i prossimi due anni, avendo sempre un occhio al bollettino di quante persone vengono ricoverate in terapia intensiva?

Credo che non avremo molta altra scelta. Andranno messe in campo tutte queste misure trovando il giusto mix. Ma quello che dobbiamo fare è prepararci sin da subito. Io mi auguro che il governo italiano, ma soprattutto l’Unione Europea -perché è ormai palese che siamo tutti sulla stessa barca- non adottino una politica attendista nella speranza che poi per ‘magia’ l’epidemia non riparta…

E bisogna iniziare a informare, perché mi sembra che nella popolazione manchi davvero la consapevolezza di quello che ci aspetta, sentendo in continuazione la domanda “quando ci sarà il picco?” e poi subito dopo “quindi quando potremo tornare a uscire?” augurandosi che “tutto questo finisca presto”…

[1] https://www.youtube.com/watch?v=YfsdJGj3-jM
[2] https://www.ilpost.it/2020/03/31/coronavirus-hong-kong-nuove-quarantene/
[3] https://www.lastampa.it/esteri/2020/04/01/news/ora-l-oms-teme-i-contagi-da-coronavirus-di-ritorno-l-epidemia-in-asia-non-e-finita-1.38662188
[4] http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/04/02/abbiamo-un-piano-per-il-dopo-o-dopu-se-sa-no
[5] https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2020/03/16/news/coronavirus_l_esperto_per_il_vaccino_ci_vorra_tempo_-251449827/
[6] https://www.facebook.com/biotecnologi.italiani/posts/3007648872590095
[7] https://www.iltempo.it/cronache/2020/03/31/news/coronavirus-usciremo-tra-quattro-mesi-virologo-andrea-crisanti-epidemia-estate-1305605/

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