Mission Test: da Milano a Lille, in bici da corsa

Mission Test: da Milano a Lille, in bici da corsa

Fra il secondo e il terzo di anno di università cresceva la voglia di indipendenza economica. L’occasione giusta è stata l’apertura del nuovo negozio Decathlon di Corsico, il terzo in Italia e con i suoi 5000 mq fra i più grandi d’Europa. Cercavano venditori, anche part-time a poche ore. Fu così che mandai il CV, feci l’iter di selezione e venni assunto, ovviamente nel reparto ciclismo. Il mio primo vero lavoro, con cedolino, INPS, IRPEF… stavo diventando grande. 🙂

Nell’estate del 1995 ero un po’ indietro con gli studi. Il lavoro mi aveva preso molto, e sebbene part-time mi portava via tempo e concentrazione. Così con Bryan, con cui avevo condiviso il percorso in Decathlon, abbiamo pensato a una vacanza estiva che fosse veloce, economica ma pur sempre un po’ avventurosa.

Decathlon aveva una bella iniziativa per i dipendenti: la “Mission Test“. Si doveva proporre un’avventura per provare il materiale Decathlon di uno sport e fare poi il report su come fosse andata. Ovviamente tutto il materiale veniva fornito gratuitamente da Decathlon appunto per essere provato. Con nostra sorpresa nessuno in Italia l’aveva mai fatta… Quindi con Bryan abbiamo iniziato a pensare a cosa poter ideare per essere accettati in breve tempo dall’ufficio marketing francese.

La grande trovata ruffiana è stata di proporre una mini corsa a tappe in bici, da fare tutta d’un fiato, partendo da Milano, sede dei nostri negozi, fino a Lille, sede centrale della Decathlon, per celebrare così l’unione della filiale alla casa madre, passando le Alpi e facendo l’ultima tappa sul pavé leggendario della Parigi-Roubaix. Così è nata la prima Mission Test di Decathlon Italia. Siamo poi finiti sul giornalino aziendale e poi sul catalogo italiano!

C’era solo un piccolo problema. Era richiesta un’auto di supporto per portare i bagagli, per fare le foto ecc… perché mica puoi mettere sul catalogo foto in bici da corsa con tanto di bagagli appesi. Ma noi l’auto di supporto non l’avevamo. E quindi ci siamo ridotti a fare tutto il viaggio con le borsine da manubrio da 9 litri, che toglievamo ogni tanto per farci le “foto di scena” con le bici pulite. In quei 9 litri ci dovevano stare un completino per bici da corsa di ricambio, un paio di magliette, qualche mutande e un paio di ciabatte. E poi un po’ di cibo, la macchina fotografica…

Con Bryan abbiamo scritto un racconto con intento goliardico di quegli intensi otto giorni in bici… che ripropongo qui in versione integrale dopo tanti anni con un po’ di imbarazzo… 🙂

in bici, per l’Europa

30.XII.1995

Partenza!
Diario di “bordo”
Le immagini
da ricordare…
le fatiche
da non dimenticare…
e le gioie
da riassaporare…
Ecco l’inizio…
(Daniela)

30 luglio 1995

La partenza non è stata delle migliori. diciamo che abbiamo subito la tensione dei nostri due papà: “facciamo le foto”, “no, non le facciamo”, “vai alla pietra miliare”, “più vicino”, “più lontano”, “mi raccomando alle macchine”…

questo perché i nostri due papà ci hanno accompagnato alla statale numero 33, del Sempione.

ci viene anche suggerito di fare la pipì, perché in bici bisogna tenere la vescica bella vuota. infatti sulla strada per Gallarate mi scappa la pipì, e naturalmente Bryan non mi concede la pausa per farla, pretende che la faccia in corsa. io, pirla, ci provo pure. alla fine troviamo un accordo: io faccio la pipì ma poi teniamo i 32 di media. naturalmente la pipì, dato che c’è, la fa anche lui e così mi sento un po’ fregato.

si mette pure a piovere, così sfoderiamo le mantelline nuove. la pioggia però finisce presto e si litiga sul fermarsi per togliere il Ventoucs: Bryan vorrebbe farlo in corsa… tanto per cambiare.

Per la strada è la solita musica: tiriamo di più,  dice Bryan, no che ci sono le salite, dico io. alla fine il solito compromesso, raggiunto facendo la media fra i 40 km/h proposti da Bryan e i 20 km/h proposti da me.

Fino al lungo lago non ci sono problemi, poi lasciato quel di Verbano puntiamo verso Villadossola (conosciuta anticamente come Pilladossola). gli ultimi 40 chilometri nella valle umida e buia sono pallosissimi.

ci incazziamo come delle bestie con l’A.N.A.S. e la Società Autostrade S.p.A. per la segnaletica: non possono mettere il cartello che indica l’inizio dell’autostrada dentro la corsia di accesso e accelerazione e poi vietare la svolta a U con la doppia linea continua: se per sbaglio avessimo preso quella direzione saremmo ancora là, fermi, vittime del paradosso segnaletico…

Arriviamo a Pilladossola. la scijura Germana non c’è (!) così ci accampiamo in un parco nei pressi e cazzeggiamo. mangiamo pure un gelato offerto da Bryan (evento unico e irripetibile), naturalmente dopo qualche cinque minuti di discussione e contrattazione sul tipo di offerta (se una tantum, se vincolata a successiva mia elargizione…).

Finalmente la scijura arriva. la casa è uno zoo morto (tanti trofei di caccia dall’Africa, fucili…). dopo una bella lavata la cena:

tagliatelle al ragù,
pollo in umido,
peperoni,
insalata,
formaggi.

poi via con la conversazione inciucciante, cagante, autoalimentata con la scijura Germana (una bella fatica, ma reggiamo). poi a letto presto (siamo stanchi, non ce la facciamo a fare tanta conversazione).

31 luglio 1995

La colazione:

uova,
tè,
caffè,
latte e biscotti,
prosciutto e formaggio,
pane,
cioccolata.

abbiamo anche fatto dei panini da viaggio che sono poi serviti anche da cena.

Ecco il Passo del Sempione-Simplonpass: stavolta la mia gamba ha retto meglio della simulazione e siamo andati via lisci. pranzo in cima con vista sul passo (bella giornata) e poi giù lanciati nella spettacolare discesa: vento a favore, 80 km barra ora. ponte della madonna. arriviamo a Brig e poi lungo la valle del Rodano arriviamo a Sion.

ha inizio il dramma, titolo: “Svizzeridimmerda”.

la storia

L’ostello ci appare, vicino ad un supermercato brulicante di svizzeri (dimmerda!) alle 16:50. apre in dieci minuti, ci fermiamo ad aspettare. poi dopo un’ora e mezza (un po’ di svizzeri (dimmerda!) ci hanno rubato la fila) viene il nostro turno per il ceching. la tipa (che cerchiamo invano di inciucciare sulle tariffe) ci dice che il supermercato chiude alle 18:30: sono le 18:23. la VISA del Bryan non funziona (svizzeri dimmerda!) (“tranquillo Marco, siamo coperti, porta solo spiccioli…”). saettiamo con le ciabatte ai piedi a fare la spesa (pioviggina pure: Svizzera di merda!), con la fame che ci fa male. e’ chiuso. ha chiuso alle 17:00: oggi è la vigilia della festa nazionale (solo una nazione può’ avere la festa nazionale il 1^ agosto: la Svizzera (dimmerda!)) e gli esercizi chiudono prima. banche chiuse,  non possiamo cambiare i soldi (che sono pochissimi dopo il fatto della VISA), domani pure. (e noi eravamo addirittura arrivati alle 16:50!)

la reazione

Risparmiando i 4 FCH dell’uso cucina (2 FCH a testa (sono proprio svizzeri)) (ora capisco 36.000$ di PIL pro capite!), ci compriamo due baguette e della cioccolata (svizzera, cazzo!): è la nostra cena (più dei panini della scijura Germana che sono avanzati (inizia qui la parodia formica-Marco e cicala-Bryan)). Facciamo la doccia rabattando lo sciampo lasciato da uno svizzero (di sicuro dimmerda), con cui laviamo anche per la prima e ultima volta i vestiti (fra l’altro gli svizzeri erano due che hanno lasciato una doccia vuota in mezzo (!), chiaramente io e Bryan abbiamo aspettato che finissero per fare la doccia in due bocs vicini).

… nell’attesa ci affacciamo alla finestra ed ecco un angelo biondo che cerca di scroccare un passaggio, giù in strada. fa il classico segno  col pollice camminando e dando le spalle alle macchine che sopraggiungono, prima di voltarsi all’ultimo momento. poi ogni volta che è ignorata dall’ignorante folla automobilistica ruota lo stesso braccio in aria con fare di disappunto… pesta i piedi per il passaggio mancato… in quel mentre le fischio, si gira, mi guarda, saluta con la stessa mano e se ne va, via, caricata da un passante baciato da dio. il mio cuore si fermò…

A cena (che cena!) conosciamo, dopo aver scroccato alla cucina il tè (magistrale operazione condotta da Bryan), Valerie (dopo ore passate a decidere chi la doveva agganciare) e Geanpierre che ha cinque anni. nel cenare siamo riusciti ad operare una termosaldatura fra la carta della cioccolata e il tavolo in legno (l’ingegnere e il perito avevano pensato di proteggere il tavolo dal bricco bollente del tè con della carta!).

Dopo aver fatto clamorosi scambi di monetine con la tipa-cassiera-cagacazzo (ci vuol fare pagare il ping-pong 2 FCH!) telefoniamo al mio papà e deprenotiamo Losanna: la Svizzera è troppo piena di svizzeri.

La nostra decisione è di passare il confine domani, verso dove non è ancora dato a sapersi.

A cena finita decidiamo di scendere in paese. fa fresco e così il Ventoucs è d’obbligo. andiamo da McDonald’s a scroccare il tavolino e li scriviamo. si torna in ostello per fare stretcing e si va a nanna. in stanza ci sono due olandesi di Utrecht (città “quite” piccola) che stanno interreillando in TGV (!?) (1^ classe 30 Ffr, anzi no, 30 FCH).

1^ agosto

La colazione e’ da spettacolo pagante: cerchiamo di scroccare il più possibile per il lungo viaggio. con la complicità di Valerie (capelli neri, a caschetto, sorriso simpatico) rabattiamo il pane per il pranzo al sacco. io vado a rubbare con sfacciataggine la confiture e il formaggio ai vicini prima che riportino il vassoio al banco.

Hanno fottuto gli occhiali a Bryan, li aveva scordati sul tavolino: i sospetti su degli svizzeri (dimmerda!).

Partenza: treno da 34-38 km/h fino a Losanna (vento a favore) con parentesi della TonyRomingerClassic, manifestazione cicloturistica con più di 4000 soggetti, dove vediamo Tony, Miguel, Zuelle, Bortolami, Berzin, e Claudio Chiappucci che risponde calorosamente al mio saluto.

Arrivati a Losanna io cado, nulla di grave. in una pausa pipì trovo gli occhiali per Bryan (raiban).

Puntiamo verso la Francia, ci fermiamo una mezzoretta a Cassonay per mangiare dopo un bella salitina e poi via verso il confine: passo de Le Sauchet, 1025 m. a Pontarlier ho voglia di fermarmi, ma Bryan ha voglia di tappone. poi i chilometri sono ancora tanti, facciamo pausa per acqua e enervitene, e poi tutti sueggiù fino a Besançon nonostante avessi avuto l’assicurazione che fosse tutta piatta e dritta (la cartina, cazzo, lo diceva!). arriviamo a Besançon dopo una discesa miracolosa dell’ultimo momento. all’ostello scopriamo, dopo aver speso 160 Ffr al Carrefour (io ero cotto: ricoglionito e imbottito di enervitene faccio giù una lista della spesa pompata, che Bryan pompa ulteriormente), che è un ­­­­ (quattro sapins) ed è un affiliato (CA): 80 Ffr la notte.

in camera io piango.

La cena è povera perché non sapevamo che c’era la cucina (nonostante l’avessimo chiesto per telefono) e quindi abbiamo comprato cibo freddo: pesche, albicocche, latte, affettato, lardo. andiamo poi a nanna con in mente Barcelona 2 vista al campo di pallavolo…

2 agosto

In fin dei conti la tappa di ieri è stata molto lunga e mentalmente faticosa. Valerie era proprio carina, peccato dover ripartire subito. abbiamo poco tempo per ostelleggiare, ieri sera non ce l’abbiamo proprio fatta, e scommetto che qui ci pensano ciuloni (putroppo nel senso negativo). per ora, socialmente,  ci sta andando male, ma non credo che sia tutta colpa nostra. contiamo molto sulla tappa di riposo di oggi, a Gray, dove abbiamo il tempo anche per farci un giro in centro.

i libri sono lontani, l’ambiente pesante e stressante di Milano pure, manca solo qualcosina…

3 agosto

Ieri mattina è stata un po’ una palla, ci siamo sciallati all’ostello, colazione, abbiamo letto riviste con Sophie Marceau, giocato a ping-pong (gratis! (gli svizzeri erano proprio dimmerda!)), pranzato e dopo una breve preparazione siamo partiti per Gray, a 50 km da Besançon, dove avevamo già prenontato la notte all’ostello (affiliato (CA) ­­­). la strada era, tanto per cambiare, su e giù. oramai abbiamo perso il conto dei muri… eppure siamo arrivati senza quasi accogercene e qui la bella sorpresa: al posto di 63 Ffr paghiamo 47 Ffr perché le lenzuola non le prendiamo. poi andiamo a fare la spesa, al supermercato che è un… DISCOUNT!: bellissima visione: con quell’insegna insignificante, piccolo, brutto, ma così economico… la cena è un po’ triste, in un cucinino bruttissimo, socialmente regressivo… (siamo soli, lontani dalle persone) (la “Cucina” è solo un ricordo lontano).

Dopo aver fatto la doccia (in camera) (con la litigata sulle bustine di sciampo per lavarsi il…) vestiti di tutto punto (costume, magliettina puzzolente, ciabatte e piedi nudi) abbiamo girato in centro, dove c’è del movimento, ma sembra ad anni luce da noi. il bilancio della giornata è un po’ deludente soprattutto sul piano umano. non c’è gente con cui ostelleggiare (ci sono solo dei francesi organizzati in gruppi), e la noia, ho paura, sta prendendo il sopravvento su questo viaggio di cui inizio a non comprenderne il significato.

Marco è svaccato ed è per questo che scrive così. la mia opinione è che se pedalassimo anziché sederci per 3 ore in un ostello vuoto a fare un cazzo, anzi un ­, ci divertiremmo di più e la nostra mente si libererebbe di tutti quei pensieri già ci tormentano quando siamo a casa…

Siamo a Chaumont dopo 91 kmetri da Gray. l’ostello è brutto ma non fa niente, costa 60 Ffr con la colazione. c’è pochissima gente, tutte facce da francesi (criminali), non ci sono giovani.

Il pomeriggio siamo andati in piscina, dopo aver fatto la spesa. con pochi franchi ci facciamo un bagno. conosciamo Mathieu, 13 anni, simpatico, che ci ha insegnato ad andare in tobogann: talloni-spalle (ma la tecnica per beccare poco vento sulle scale, con tanto di regressione sull’andamento della coda, è un nostro brevetto). conosciamo anche la madre, cerchiamo disperatamente di inciucciarla per farci invitare a cena, la mossa fallisce miseramente. abbiamo visto qualche ragazza (2), che poi sono sposate e con figli. poi conosciamo il cuoco dell’ostello, cicloamatore, che ha fatto la Paris-Roubaix amatoriale. lo inciucciamo, anche in prospettiva della colazione di domani mattina, che deve essere per forza abbondante (e che lo sarà…).

… un gatto, giù in strada, vediamo dalla finestra. illuminato da un lampione, le strisce pedonali, una scuola senza segni di vita, una casa popolare con poche luci accese… una musica di Elton John viene da una delle finestre del nostro stabile (“Foyer de jeunes travailleurs”): questo è quello che ci racconta il mondo fuori dalla nostra finestra stasera. un angolo urbano insignificante composto da tante piccole storie e nulla più. Silenzio. proviamo a fare una foto di tutto questo…

4 agosto

Il buon umore è tornato: oggi siamo a Chalons s/M e l’ostello è un vero Ostello: ­, dormituar, signora ostelleggiatrice ad hoc. la cittadina è bella, abbiamo visto un sacco di ragazze, carine, che ci hanno pure lumato. forse solo perché siamo vestiti da ciclisti. facciamo la spesa-spettacolo: dobbiamo prendere anche l’aglio, ne prendiamo un solo spicchio: 0,10 Ffr…

andiamo al supermercato, Bryan mi dice: ore 3. mi volto, c’è un muro, guardo in alto, tre tipe mi guardano e sorridono, non capiamo dove siano e cosa siano.

abbiamo cenato con una buona pastasciutta, goduta fino in fondo e cucinata in una cucina che si rispetti. la sera per le strade della città c’è un bel movimento: c’è un festival di musica afro-jazz-sa-il-cazzo, sponsorizzato da Frànssstélécom (che è anche: partenair officiel du Tourdefrance 1995). becchiamo una tipa figa ma fatta. e poi c’è tutto un movimento strano, ombre e luci. sussurri e grida. un mondo nascosto e angosciante che non riusciamo a vedere e che solo percepiamo.

Al ritorno in albergo conosciamo due tipi tedeschi sfigati in VTT, uno è uguale a Masca, fa fisica in Baviera, solo che è più brutto, sarà mascabrutto. facciamo conversazione. andiamo poi a letto con il rimorso di non aver seguito due tipe al supermercato.

5 agosto 1995

Cavolo, mi sono appena svegliato, anzi, m’ha svegliato Marco perché si stava rompendo, e mi rendo conto che questo era il posto dove potevamo stare un altro giorno. bel posto, bell’ostello, ma siamo stretti coi tempi. ieri sera ho sentito Luca, Papà e Mamma, che sentirò anche stasera perché mi deve trovare l’inciuccio per la GB. siamo ancora indecisi su domenica sera. Marco ha addirittura lanciato l’idea della partenza immediata o del contatto coi belgi. però, sentito Nanni Costa dovremmo essere coperti: vediamo come si mette.

All’ostello questa mattina abbiamo conosciuto una polinesiana, Marianne, che è stata 10 anni in Italia e che sa bene l’italiano e che aveva lavorato presso una famiglia francese al consolato di Roma. da lì poi ha girato il mondo: tutta l’Europa e poi altri posti. poi giochiamo a ping-pong (gratis! (ulteriore conferma sugli svizzeri…)), ci scazziamo…

il viaggio fino a Chauny è la solita palla: sueegiù… campagna francese.

Arrivati. l’ostello è bello ma ci siamo solo noi, la solita cosa: spesa e cena (con qualche casino in cucina).

la cosa bella è che J-F (Geanfrancois) Ratel ci verrà incontro e farà la strada con noi in bici: a domani quindi, stronzo.

6 agosto

Sdraiati sul letto dell’Hotel Mercure di Lille. abbiamo concluso il viaggio. oggi la situazione è completamente rovesciata…

7 agosto

C’è poco da fare… alla fine reggiamo sempre…

Ieri la giornata è stata così incredibile che sul diario nessuno dei due riusciva scrivere…

ora io sono sul TGV in direzione Parigi a 19 Ffr e Bryan attende il suo per Brussel. ma andiamo con ordine.

l’altro ieri sera il capo della Mission Test telefona e ci dice che verrà con noi per l’ultima tappa, in bici! così ci fa le foto. viene fino a Chauny in macchina con la moglie (carina!). ecco subito un particolare importante: Bryan gli dice che ha perso gli occhiali e a lui non frega niente. è super attrezzato: Camel back, macchine fotografiche (2, una la Nikon F-801 con 35-105/3,5-4,5). si parte e dopo i vari sueggiù soliti e foto si parla un po’… e cosa scopriamo? dopo vari indizi, le bici e il materiale sono nostri! 1,5 milioni di Lit a testa! riusciamo a nascondere il nostro entusiasmo e con nonchalance prendiamo il fatto come dato. prima del pavé si fa un pranzo a spese Decathlon. poi via per l’infilata dell’Arenberg dove proviamo una cosa sconosciuta: il pavé in bici. poi facciamo un altro tratto tecnicamente più difficile (la Leggenda ci appartiene, apparteniamo alla Leggenda). ormai i chilometri sono tanti, io sul pavé ho perso la borraccia e quindi l’acqua scarseggia, la fatica è tanta, dobbiamo andare al Campus a fare le foto e poi a casa di J.-F., che fra l’altro è vicinissima all’Hotel Mercure dove c’è Nanni Costa. a casa sua beviamo l’impossibile:

succo d’uva,
Liptonic (il preferito),
acqua,
birra,
sciuepps.

dopo aver salutato con il timore di non sapere dove dormire e come riportare a casa le bici, ci dirigiamo per l’Ultimo Chilometro (Ñ) dei 1057, verso l’albergo…

arriviamo in baleno al Mercure ed ecco che becchiamo subito Nanni.

“ciao Nanni!, sei in macchina?” “si, eccola là”: una station wagon. la visione di quell’enorme automobile è l’ultima delle fatiche per il nostro cuore. “in quanti siete?” “due” “ci carichi le bici, fino a Milano?” “sì”.

Sì, ha detto sì, senza problemi… le nostre bici andranno a casa! le nostre sudate bici, a casa! a casa!

Per dormire, con manovre da 007 ci sistemiamo in camera da Vittorio, di Bollate. mangiamo le nostre scorte alimentari (dopo le solite contrattazioni e le parodie formica-cicala) e dormiamo di brutto, dopo esserci lavati e rassettati.

La mattina sveglia presto. Nanni Costa ci porta in centro in macchina (!) e lì veniamo fuori di brutto: io trovo sistemazione a Parigi per pranzo e cena dalla zia Dina (il treno per Milano è alle 22:50), Bryan trova il biglietto treno BIGE per Brussels. tutto è a posto. ci salutiamo. alla prossima, ragazzi…

note tristi (non è vacanza per tutti)

  • la tristezza dei cimiteri della prima guerra mondiale. migliaia di croci bianche, piccoline, sterminatamente ripetute lungo tutto il percorso
  • la tristezza dei lavoratori poveri delle varie “case del giovane lavoratore” che per agosto non potevano, non volevano, (o semplicemente non avevano da) andarsene e che quindi rimanevano lì, soli, a fare niente nell’atrio. barbe incolte, capelli unti. soli. facce da criminali. soli.
  • la tristezza delle periferie delle cittadine di provincia (Chaumont, Laon) con il proletariato francese che non va in vacanza pur essendo in vacanza.

quaderno tecnico

tappa nome km totali km tappa tempo media massima
1 Milano-Pilladossola 118 118,2 04:48 24,6 51,2
2 Pilladossola-Sion 244 122,5 05:50 21,5 79,6
3.1 Sion-Cossonay 357 113 04:01 28,0 53,1
3.2 Cossonay-Sion 473 116,0 05:09 22,5 64,2
3 Sion-Besançon 473 229,0 09:10 25,0 64,2
4 Besançon-Gray 522 49,0 02:00 24,5 58,5
5 Gray-Chaumont 613 90,9 03:55 23,2 56,4
6 Chaumont-Chalons s/M 751 138,0 05:03 27,3 61,9
7 Chalons-Chauny 885 133,5 05:14 25,5 56,4
8 Chauny-Lille 1057 172,5 07:06 24,3 42,2
  TOTALE 1057   43:06 24,5  

(C) 1995 Marco Ferrari e Bryan Fornari


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